CHE GIORNO È

Del cielo amo la prevedibilità dei suoi tramonti che ogni giorno incendiano l’azzurro di un colore diverso da ieri e differente da domani.

E.R.

MAESTRALE LIBECCIO GRECALE

Ho scritto alle vele che di ascoltare maestrale, libeccio, grecale non si sanno mai stancare.
Ho scritto alle nuvole di panna montata che disegnano quadri di fantasia nell’aria.
Ho scritto a radici di alberi, a verdi germogli e a prati che nel loro crescere non si sono mai fermati.
Ho scritto alle parole d’ispirarmi sempre nuovi modi di esprimere le cose.
Ho scritto ai ricordi più brutti di perdersi in strade remote.
Ho scritto ai ponti dello spazio e del tempo che camminano nel destino che sento.
Ho scritto all’amore che non ne conosco ancora il nome, di insegnarmi ad amare.

E.R.

Carota/Uovo o Caffè?

“C’era una volta la figlia di un vecchio agricoltore che si lamentava costantemente della sua vita e di quanto fosse difficile andare avanti.  Era stanca di lottare e non aveva voglia di nulla; quando risolveva un problema, subito ne compariva un altro e questo la faceva rassegnare e si sentiva sfinita. L’agricoltore chiese a sua figlia di avvicinarsi alla cucina della capanna e di sedersi. Poi, riempì tre recipienti con dell’acqua e li mise sul fuoco. Quando l’acqua iniziò a bollire, mise in un recipiente una carota, in un altro un uovo e nell’ultimo alcuni chicchi di caffè.  Li lasciò bollire senza dire una parola mentre la figlia aspettava impaziente senza capire cosa stesse facendo il padre. Dopo venti minuti, il padre spense il fuoco. Prese la carota e la mise in una tazza. Prese l’uovo e lo mise in un piatto. Infine, versò il caffè. Guardò la figlia e le disse: “Cosa vedi?”.  “Una carota, un uovo e del caffè”, fu la sua risposta. La fece avvicinare e le chiese di toccare la carota. Lei lo fece e notò che era morbida. Poi le chiese di prendere l’uovo e di romperlo. Lei tolse il guscio e vide che l’uovo era duro. Poi le chiese di provare con il caffè. Lei sorrise al piacere di sentire il suo dolce aroma. Umilmente la figlia chiese: “Cosa vuol dire questo, papà?” Egli le spiegò che i tre oggetti avevano affrontato la stessa avversità: l’acqua bollente. Tuttavia, aveva reagito ognuno in modo diverso.  La carota era forte e dura, ma dopo essere stata nell’acqua bollente, era diventata debole, facile da spezzare. L’uovo era fragile, il suo guscio sottile proteggeva un interno liquido, ma dopo essere stato nell’acqua bollente, il suo interno si era indurito. Il caffè, però, era unico: dopo essere stato nell’acqua bollente, aveva cambiato l’acqua stessa. “Tu quale sei?” chiese alla figlia. “Quando le avversità si presentano alla tua porta, come rispondi? Sei una carota che sembra forte, ma poi quando arrivano le avversità e il dolore, diventa debole e perde la sua forza? Sei un uovo, che all’inizio ha un cuore malleabile e uno spirito fluido, ma dopo una morte, una separazione o un addio, diventa duro e rigido? Fuori sembra lo stesso, ma all’interno come si è trasformato? Oppure sei come il caffè? Il caffè cambia l’acqua, l’elemento che gli causa dolore. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione, il caffè sprigiona il suo sapore migliore.  Se sei come i chicchi di caffè, quando le cose si mettono male, reagirai al meglio e permetterai che il mondo intorno a te migliori.”

E voi, quale di questi tre elementi siete?

E. R.

IO TI ASPETTO E VINCO

Io continuerò a lottare per un mondo senza confini. Terrorizzami e io viaggero’ di più. Usa la violenza e io tirero’ fuori tutta la mia benevolezza.
Minaccia la mia sfera personale e io amerò sempre più a pieno cuore. Blocca la mia apertura verso il prossimo e io creero’ nuovi legami più forti.
Colpiscimi e io affermero’ di più la mia libertà. Violenta le mie idee e io proteggero’ più forte la mia identità culturale.
Non farmi dormire la notte e io continuerò a curare la mia coscienza laica, inclusiva e democratica.
Vestiti di nero e io porterò tutti i colori dell’arcobaleno perché qui non c’è posto per il tuo chador.
Spaventami e io non avrò paura perché nessuna guerra è persa finché si continua a lottare.

E.R.

NECROSI

Dagli occhi chiusi nella notte, alle mattine a morir di nostalgia quando guardandoti non ti basti.
Vederti riapparire ancora all’alba in attimi di sogno, provando a scansarti mentre tu resisti.
Smettere di cercarti anche dentro a qualcun’altro che perde al paragone con te e provare a riaffiorare in superficie nonostante non averti non fa bene.
Sentir il cuore sprofondare in un carcere di cenere spenta, senza esplosione per essenza o assenza.
Il mio sguardo sfuggente a rincorrer brandelli di cuore annegato in abissi di silenzi.
Io che non avevo limiti, io senza confini. Tu chiuso nei tuoi labirinti, recinti.

E.R.

GOLD AND SHINE

Di lingue di fuoco mi vedrai vestita, in anelli di fumo a volteggiar nel vento che respiriamo all’unisono.
Mi sentirai nel caldo ribollir del sangue in un agosto che cede il passo all’avvenir distratto.
Nell’incandescenza di una mattina plasmata dal sole mi vedrai ad incendiare passi che portano da te.
Nelle crepe del cuore siedero’ in silenzio e ti inviterò a far tuo ciò che è mio.
Ti aspetterò nel rosso del tramonto che metterò in una fotografia per te.

E.R.