#4

Ti auguro tempo,

per te e per gli altri,

per stupirti,

per fidarti.

Ti auguro tempo,

per sperare,

per amare,

per crescere,

per maturare,

per trovare te stesso,

per perdonare.

Ti auguro di avere tempo.

E.R.

#262

Dell’autunno
amo,
le sue foglie,
che
si preparano a
magistrali
cadute.

E.R.

Cinquemila lire

Quando a volte le cose sembrano dimenticate.
Quando il Cubo di Rubik non lo riuscivi a fare; quando il telefono lo facevi in casa con due bicchieri e un filo.
Quando il Super Tele lo tiravi a destra e andava a sinistra.
Quando avevi ore vuote da riempire.
Quando ti sentivi grande con il dolce forno Harbert e quando l’allegra tribù di capo Toro farcito difendeva le girelle.
Quando all’oratorio passavi ore a riparare con la colla gli omini del fantacalcio che erano senza gambe.
Quando il Walkman te lo facevi da solo; quando con 500 lire compravi 3 Lemonissimo e ti avanzavano 50 lire per due gomme.
Quando giocavi con le automobiline della BBurago; quando volevi il Nesquik solo per i dischi volanti di Batman o le monete romane di Asterix.
Quando ti divertivi con le Crystal Balls ma l’odore non ti piaceva; quando eri contento perché avevi il  quaderno de “I trasferelli”.
Quando aspettavi Polly Pocket, Barbie e l’uscita di Cioè; quando pensavi di essere piu attraente con il Tirabaci bons bons.
Quando certe cose ti sono mancate e lo vedi dagli occhi.
Quando guardavi Bim Bum Bam ti piaceva Diddle e avevi lo zaino dell’Invicta Jolly.
Quando volevi tornare a scuola solo per comprare il diario nuovo; quando dicevi io c’ho il Game Boy.
Quando un quarantenne era vecchio.
Quando il Nokia 3310 squillava se ti pensava.
Quando ogni volto ha le sue rughe e non te ne frega niente se si vedono.

E.R.

#257

Srotolare come un gomitolo la sensibilità più profonda e donarla a chi non vede ciò che vedono i tuoi occhi è arte.

E.R.

L’ELEGANZA E LA SOLITUDINE

Quante volte,

senza nemmeno saperlo,

sono stata l’altra di un piccolo maschio

debole, che certamente non si può

chiamare uomo.

E.R.

(Photo Lady Di, Portofino 1977)

#250

Nella parola fine c’è un senso liberatorio. Mentre pronunci FI sai già che lascerai qualcosa nel passato, quando arrivi alla N hai la consapevolezza del tuo presente e quando dici E ti senti proiettato nel futuro.

E.R.